LE LETTURE DELLA DOMENICA

7


Sono arrivata a un multiplo di 7 e il pensiero ha ritrovato queste righe... 



UN KARMA PESANTE

"  Quando ha sentito che a novembre compio quarantadue anni mi ha guardata negli occhi e ha detto: Quarantadue è multiplo di sette. Sarà un anno di grandi cambiamenti: stai pronta Eugenia. Mi è piaciuto il modo in cui ha detto "stai pronta", anche se ho pensato che era una cazzata , quella del multiplo di sette. Mi sento pronta? Eccome. Anche se l'armadio non lo riordinerò mai, sono pronta. Lo sono sempre stata. Pronta per ogni grande impresa. .. A volte pensi che per cominciare a vivere davvero devi prima capire chi sei, fare le scelte giuste, mettere tutto in ordine: ma alla fine la tua vita sarà il modo in cui hai vissuto. Il modo in cui stai vivendo adesso. "


6


Apro una pagina a caso, leggo e subito appaiono immagini e sfumature. Un'educazione sentimentale immediata e delicata che cura e scalda; almeno una volta sono stata ognuno degli strani personaggi, a lungo una rosa che tossisce ma da sempre irrimediabilmente affezionata alla volpe...

IL PICCOLO PRINCIPE

"Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore… addomesticami", disse. "Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano" ... 
"Che bisogna fare?" domando il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’ erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…"
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
"Che cos’è un rito?" disse il piccolo principe .
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore"...
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "… piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".




5


Se chiudo gli occhi e mi concentro con l'intento di ricordare qualcosa della mia infanzia una delle prime immagini che mi appaiono è la copertina di questo libro: eccomi, curiosa come una scimmia, mi arrampico su una sedia e poi metto i piedi sullo scaffale per raggiungere i libri di mamma e papà e questo, "corto" e "stretto" è il primo della fila, così leggero da riuscire a sfilarlo con il solo indice che si allunga... che soddisfazione scendere con il mio trofeo, il libro azzurro col gabbiano. Rubato e custodito e poi, un giorno, letto.

IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON

Ma dì un po', come fai ad amare una tale marmaglia di uccelli che ha tentato addirittura d'ammazzarti?" "Oh, Fletch, non è mica per questo che li ami! È chiaro che non ami la cattiveria e l'odio, questo no. Ma bisogna esercitarsi a discernere il vero gabbiano, a vedere la bontà che c'è in ognuno, e aiutarli a scoprirla da se stessi, in se stessi. È questo che intendo io per amore. E ci provi anche gusto, una volta afferrato lo spirito del gioco."
Richard Bach

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/libri/frase-72250?f=w:278>


4


Se lo leggi tutto d'un fiato vivi l'esperienza di un bel viaggio dal Minnesota al Pacifico, ma se ti soffermi sulle frasi e sulle parole e la lettura diventa occasione per stare un po' con te stessa e fare due chiacchiere tra te e te, allora il viaggio lo vivi davvero dentro e anche se odi tutto ciò che ha a che fare coi motori, scopri quanta saggezza e quanta poesia c'è nel prendersi cura con le mani delle cose, anche se si tratta di una motocicletta.
E poi devi sempre andare oltre... e ti ritrovi ad aver letto un trattato di filosofia.


LO ZEN E L'ARTE DELLA MANUTENZIONE DELLA MOTOCICLETTA


La gente va in fabbrica e dalle 8 alle 5 si dedica senza fiatare a mansioni assolutamente prive di senso, perché la struttura esige che sia così. Non c'è nessun "cattivo" che li vuol costringere a vivere delle vite senza senso, è solo che la struttura, il sistema, lo esige, e nessuno è disposto ad assumersi l'arduo compito di cambiare la struttura solo perché non ha senso.
Ma smantellare una fabbrica, o ribellarsi contro un governo, o rifiutarsi di riparare la motocicletta solo perché essa è un sistema, è attaccare gli effetti invece delle cause.
Il sistema vero è la nostra costruzione del pensiero sistematico,la razionalità stessa, e se si smantella una fabbrica lasciando in piedi il sistema di pensiero che l'ha prodotta, questo non farà che dare origine a un 'altra fabbrica.
La motocicletta non è altro che questo: un sistema di concetti realizzato in acciaio. In essa non c'è pezzo, non c'è forma che non sia uscita dalla mente di qualcuno...


ROBERT M. PIRSIG

copiato e incollato da http://scrivi.10righedailibri.it/lo-zen-e-larte-della-manutenzione-della-motocicletta



3

Io e il fidanza amiamo creare delle tradizioni: fermarci in una libreria per scegliere il libro che ci terrà compagnia al mare quando siamo già per strada è una di queste; chiaramente si ritarda giusto quelle due orette, il tempo che impiego a scorrere tutti gli scaffali, ma tanto siamo in vacanza... 

Donne che corrono coi lupi, neanche a dirlo,  l'ha scelto l'istinto, ha sofferto il caldo torrido e ha patito l'umidità, si è consumato con la salsedine e ha raccolto sabbia, ma fedele mi e' rimasto accanto e io, in debito di storie, non lo abbandono.  Questo è uno dei passaggi che preferisco:
" Dunque, ti dico con affetto, che tu sia una lupa nera, una grigia settentrionale, una rossa meridionale o una bianca artica, nell'immaginario sei la purissima creatura istintuale. Se alcuni preferiscono che ti comporti bene e non ti arrampichi sui mobili per gioco o sulle persone per accoglierle festosamente, tu fallo lo stesso. Qualcuno si allontanerà, timoroso o disgustato. Però il tuo amante amerà questo tuo nuovo aspetto, se è quello giusto per te. Ad alcuni non piacerà e andrai annusando dappertutto per sapere di che si tratta. E, per carità! non metterti sdraiata supina con i piedi per aria. Bambina cattiva. Lupa cattiva. Cane cattivo. Giusto? Sbagliato. Vai avanti. Divertiti ".
Clarissa Pinkola Estes

2

La prima volta l'ho letto in portoghese, anche la seconda, e la terza, e la quarta... poi la biska l'ha mangiato.
Un pezzetto di vita brasiliana passata, ma ogni volta che lo rileggevo sentivo profumo di acaraje, sottofondo olodum e rumore di lime e zucchero pestati per la caipirinha...  e che saudade...

Dona Flor e seus dois maridos

...un' amore così grande che resiste oltre la vita disastrosa, così grande, che, dopo di non essere, sono tornato ad esistere, e sono qua. Per darti gioia, sofferenza e godimento., sono qui. Ma non per restarti accanto, essere la tua compagnia [...]per questo no, amore mio. Questo è compito del mio nobile collega di letto.....e migliore di lui non ne troverai...io sono il marito della povera dona Flor, colui che viene a risvegliare la tua ansia, a mordere il tuo desiderio, nascosti nel fondo del tuo essere, dietro al tuo ritegno...lui si occupa della tua virtù, del tuo onore, del tuo rispetto...lui è il tuo volto mattutino, io sono la tua notte, l' amante di fronte al quale non hai né possibilità di fuga, né forza.

Siamo i tuoi due mariti, i tuoi due volti, il tuo sì e la tua negazione. Per essere felice hai bisogno di tutti e due. Quando eri sola con me, avevi il mio amore ma ti mancava tutto, e quanto soffrivi! Poi avesti solo lui: avevi tutto, non ti mancava nulla, e soffrivi ancora di più. 








Ora, si, sei dona Flor intera, come devi essere......

Jorge Amado (Itabuna, 1912 - Salvador de Bahia 2001)


COPIATO E INCOLLATO DA http://scrivi.10righedailibri.it/dona-flor-e-i-suoi-due-mariti-0


1

Da sempre abbonati a Internazionale trovo questa rubrica molto divertente e il suo autore un autentico genio...

Generazione animata


I cartoni giapponesi sono la rovina dei nostri figli?–Iva
L’orfanella Candy Candy è adottata dalla ricca famiglia Legan. Ma è subito chiaro che è stata presa solo per rinfoltire la servitù.  Lo zio William non si disturba neanche a incontrarla. Oltre alle faccende domestiche, Candy deve sottostare ai soprusi dei cugini Iriza e Neal. La zia Legan, che a giudicare dalla carnagione ha origini native americane, le rivolge parola solo per sgridarla. L’unico che le mostra affetto è Anthony, un biondino che poi  cade da cavallo e muore. Per punizione Candy viene spedita nel collegio della terrificante suor Grey, anche lei di origini sioux. Lì Candy ritrova la sua amica del cuore dell’orfanotrofio, Annie, che ora si vergogna di essere sua amica. Nel frattempo s’innamora di Terence, un attore che ricambia i suoi sentimenti. Ma prima che possano dirselo Susanna, l’ex di Terence, è centrata in pieno da un riflettore e perde una gamba. E con questa scusa si riprende il suo uomo. Candy s’iscrive a Medicina. La sua compagna di stanza è Flanny, una lesbica talmente repressa che pur di non fare coming out si arruola come infermiera di guerra. Ma c’è il lieto fine: lo zio William era in realtà Albert, un vecchio amico di Candy che tenta da anni di portarsela a letto. La mia generazione è cresciuta con questa roba. E, al di là di una leggera diffidenza nei confronti degli indiani d’America, ne siamo usciti bene.
Internazionale, numero 940, 16 marzo 2012

CLAUDIO ROSSI MARCELLI